Quando si parla di sessualità, è facile sentirsi isolati di fronte a un blocco, un disagio o una disfunzione. La Consulenza Sessuologica è lo strumento professionale specifico per superare questi ostacoli e ritrovare un'espressione sessuale appagante e consapevole. Ma in cosa consiste esattamente?
Per comprendere la consulenza sessuologica, è utile partire dalla disciplina che la studia: la Sessuologia.
La Sessuologia non si limita a un'unica area di studio; al contrario, è un approccio multidisciplinare che accoglie il contributo di diverse scienze - come la biologia, la medicina, la psicologia e la sociologia - perché l'oggetto dei suoi studi, la sessualità, è un argomento intrinsecamente complesso.
La Consulenza Sessuologica è un percorso di sostegno focalizzato sul benessere della persona. Essa ha come obiettivo l'individuazione di piani di intervento efficaci e calibrati appositamente sull'individuo o sulla coppia, utilizzando strumenti diversi e integrando modelli teorici di riferimento.
Gli obiettivi della consulenza sessuologica mirano a:
Fornire nuovi strumenti per gestire le difficoltà.
Lavorare sulla consapevolezza.
Sostenere e sviluppare le potenzialità del paziente.
Chiarire elementi che permettano di vivere meglio la propria sessualità e affrontare anche temi di prevenzione e contraccezione
Ruolo e Modalità di Intervento
Il sessuologo è uno psicologo o un medico che si è specializzato in Sessuologia.
Non esiste un'età "giusta" per rivolgersi al sessuologo. Tuttavia, l'educazione affettiva e sessuale dovrebbe essere promossa fin dall'infanzia.
Lo specialista può lavorare sia sul singolo che sulla coppia.
Il percorso ha una durata variabile.
La sessualità umana, oltre ad avere aspetti bio-medici, non è mai disgiunta dai significati che le persone attribuiscono alle loro esperienze. Per questo, le problematiche sessuali, quando sono di origine psicogena, sottendono sempre un'implicazione di natura personale e/o affettiva.
La consulenza sessuologica può riguardare temi legati:
allo sviluppo sessuale dell’età evolutiva;
ai rapporti interpersonali e di coppia;
alla gravidanza e all’interruzione di gravidanza;
ai problemi della sessualità procreativa;
alla contraccezione;
alla sessualità degli anziani;
ai problemi di identità sessuale;
all’orientamento sessuale;
alla sessualità della persona disabile;
alle problematiche specifiche della sessualità maschile e femminile.
È una scena comune in studio: una coppia arriva in crisi e, dopo i primi scambi, emerge la difficoltà o l'assenza di intimità fisica. Molti credono che la sfera sessuale sia la causa ultima del loro malessere relazionale, ma la verità è molto più sfumata e complessa.
Il Sesso: Sintomo, Non Causa
Quando la vita sessuale di una coppia si appanna, l'assenza di desiderio o l'emergere di disfunzioni non sono sempre la radice del problema (a meno che non vi sia una causa fisica). Piuttosto, agiscono come un sintomo o un indicatore dello stato di salute della relazione.
La sessualità, infatti, è il riflesso più intimo della comunicazione, della fiducia e dell'alleanza emotiva che lega i partner.
L'intimità precedente può svanire durante i momenti di naturale cambiamento della vita, che portano ad una ridefinizione dei ruoli. Per esempio, quando nasce un figlio, si passa da coppia di amanti a coppia di genitori: questo può, inevitabilmente, portare all'allontanamento dalla sfera intima.
In questi momenti, è necessaria la capacità di creare una nuova intimità, diversa ma ugualmente appagante. Laddove questa "ricostruzione" non avviene spontaneamente, un percorso di consulenza può diventare essenziale.
Ritrovare la connessione è possibile attraverso un percorso psicologico graduale e strategico, con l'obiettivo di sviluppare una sessualità creativa e pienamente vissuta. Questo non significa concentrarsi sulla performance (spesso fonte di ansia e ulteriore allontanamento), ma sulla ricostruzione dell'alleanza di coppia.
Ritrovare la connessione non è un interruttore che si riaccende. È un investimento sulla qualità della vita di coppia che merita attenzione e supporto professionale. Se tu e il tuo/la tua partner state attraversando un momento di distanza e volete capire come ricostruire il vostro legame, la consulenza sessuologica e la terapia di coppia sono il primo passo per ricominciare a camminare insieme.
La risposta si articola in una complessa interazione di funzioni biologiche, psicologiche e sociali, che definiscono l'essere umano come essere intrinsecamente relazionale.
Le Tre Funzioni Fondamentali della Coppia
Per comprendere il profondo bisogno di coppia, è utile analizzare le tre macro-aree funzionali che essa assolve.
A livello più primordiale, la coppia risponde a sistemi motivazionali biologici legati alla sopravvivenza e alla continuazione della specie. Questo include la soddisfazione, in maniera stabile, del bisogno di gratificazione sessuale, intesa non solo come scarica pulsionale ma come una profonda forma di comunicazione e condivisione del piacere. Inoltre, la coppia offre l'opportunità di avere dei figli, rispondendo così all'istinto di mantenimento della specie. In questo senso, la dimensione biologica è il substrato su cui si innestano significati più complessi.
Psicologicamente, la coppia funge da porto sicuro, è rassicurante. Il legame è cercato per evitare la condizione di solitudine, al punto che per alcuni, rimanere in coppia diventa una difesa contro l'isolamento.
L'essere umano è relazionale per eccellenza, e l'altro diventa il mezzo attraverso cui "completarsi". La coppia si configura come un nuovo caregiving, un luogo dove la relazione permette la ripresa di spunti evolutivi e la crescita. Attraverso lo scambio e la reciproca aspettativa di appoggio, riconoscimento e rispecchiamento, i partner si avvalgono l'uno dell'altro per soddisfare bisogni emotivi, sostenendo il proprio sviluppo individuale all'interno del legame.
A livello sociale, assumere lo status di coppia risponde all'esigenza di conformarsi agli usi e costumi della cultura di appartenenza. È una forma riconosciuta di intimità e conferisce ai partner una sorta di identità addizionale. Essere "una coppia" è un modo per collocarsi e farsi riconoscere all'interno del tessuto sociale.
Andando oltre la mera somma degli individui, la psicologia relazionale definisce la coppia come un sistema psichico organizzato, quasi una mente unitaria.
"Il tutto è più dell'insieme delle parti."
Quando due persone interagiscono, accade un fenomeno che le combina in un modo particolare, creando una entità unitaria con qualità mentali differenti da quelle individuali. L'incontro con l'altro, quindi, non è un semplice affiancamento, ma una vera e propria riscrittura del proprio spazio mentale e affettivo.
Ogni storia d'amore, come sottolineava David Foster Wallace, è una storia di fantasmi. Ciò significa che la scelta del partner non avviene solo su un piano consapevole ("mi piace perché siamo simili"), ma è profondamente influenzata da forze inconsce.
Ciascuno sposa nell’altro qualcosa di specifico: il partner viene cercato affinché ci possa aiutare a lenire ferite emotive, a difenderci o a fungere da "contenitore" per aspetti di noi stessi poco sviluppati o negati. L'altro è sempre in parte quello che è e in parte quello che abbiamo bisogno che sia, vestendo i panni di uno scenario inconscio che desideriamo o temiamo.
L'incontro con l'alterità implica un intenso lavoro psichico. L'altro è sempre un "ospite inatteso", un'estraneità che non è facilmente assimilabile. Quando la coppia non riesce a convivere armoniosamente, è spesso una manifestazione della difficoltà a condividere uno spazio mentale fatto di idee, prospettive e la tolleranza per ciò che dell'altro rimane inassimilabile.
Le Sfide della Coppia Contemporanea
Le coppie del giorno d'oggi, tuttavia, affrontano sfide inedite che ne aumentano la vulnerabilità.
Una delle maggiori pressioni deriva dall'aspettativa di una pluralità di ruoli che si riversa sul partner, a volte incompatibili (ad esempio, l'altro deve essere simultaneamente amante passionale, confidente profondo, collaboratore pratico, ecc.). Anche dalla relazione stessa ci si aspetta la coesistenza di polarità opposte, come sicurezza e avventura. Questo sovraccarico di aspettative contribuisce a rendere i legami meno stabili.
Il fenomeno del "Me Marriage" (matrimonio centrato sull'Io) descrive come le coppie appaiano sempre più organizzate intorno ai bisogni e alle spinte individuali. Se l'identità coniugale è fragile, si rischia di investire in modo eccessivo sulla genitorialità come unica àncora di rinforzo. Questo porta i partner a investire sui figli in assenza di una coniugalità consolidata, con la conseguenza di un grande investimento sui bambini, che finiscono per assumere un ruolo centrale nella fantasia della coppia, un peso evolutivo insostenibile.
Infine, una coppia che si definisce "in salute" è quella che, paradossalmente, deve poter immaginare la propria fine, tollerando l'idea che il legame non è un "per sempre" assoluto. Questa consapevolezza è ciò che permette all'individuo di potersi tollerare da solo e di scegliere la relazione non per disperazione, ma per una libera e matura volontà di crescita reciproca.
Nell'ambito della salute psicologica e del benessere individuale, comprendere la differenza tra Identità di Genere e Orientamento Sessuale è cruciale. Questi termini, spesso confusi nel dibattito pubblico, descrivono aspetti dell'identità umana che sono distinti e indipendenti l'uno dall'altro, eppure entrambi fondamentali per definirci come esseri sessuati.
L'identità sessuale di un individuo, cioè il nostro essere sessuati, è il risultato di una complessa interazione di diverse componenti, che si sviluppano in momenti diversi della vita e operano in modo autonomo:
A. Sesso Assegnato alla Nascita (AMAB/AFAB): definito dai tratti fisici e biologici (cromosomi, ormoni, genitali) e attribuito dai medici al momento della nascita.
B. Identità di Genere: il senso profondo e interiore di essere uomo, donna, entrambi o nessuno dei due. A volte definito "sesso psicologico".
C. Ruolo o Espressione di Genere: il modo in cui una persona esprime pubblicamente la propria identità (apparenza, nomi, pronomi, comportamenti) avvicinandosi o allontanandosi dalle definizioni sociali e culturali di maschile e femminile.
D. Orientamento Sessuale: l'attrazione erotica (solitamente anche emotiva) verso persone di genere uguale o diverso dal proprio, di tutti i generi o di nessuno. Si sviluppa tipicamente in età adolescenziale.
Cisgender / Cisessuale = Chi ha un'identità di genere che corrisponde al sesso assegnato alla nascita.
Transgender = Chi ha un'identità di genere che non corrisponde al sesso assegnato alla nascita.
Transessuale = Chi percepisce un'identità non corrispondente e spesso sceglie un percorso di trasformazione fisica (ormonale/chirurgica).
Non Binario = Chi sente di non appartenere né al genere maschile né a quello femminile (rifiuto del binarismo).
Genderfluid = Chi sperimenta un'identità di genere variabile nel tempo.
Agender = Chi non esperisce un genere o ha un'identità di genere neutra.
Intersessuale = Chi nasce con caratteristiche biologiche che non sono interamente definibili come maschili o femminili (riguarda il sesso biologico).
È fondamentale sottolineare un progresso significativo: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con l'ICD-11, ha rimosso l'Incongruenza di Genere dal capitolo dei "Disordini Mentali", inserendola in quello delle "Condizioni di salute sessuale". Questo ribadisce che l'essere transgender non è una patologia mentale, ma una condizione che può richiedere un percorso psicologico e un'assistenza sanitaria per il benessere della persona.
L'Orientamento Sessuale riguarda chi attrae l'individuo. È la direzione dell'attrazione erotica ed emotiva, che si manifesta pienamente in adolescenza.
Chiarire la terminologia:
Eterosessuale = Attrazione per persone del genere opposto.
Omosessuale (Gay/Lesbica) = Attrazione per persone del proprio stesso genere.
Bisessuale = Attrazione per entrambi i generi (maschile e femminile).
Pansessuale = Attrazione per tutti i generi sessuali, senza distinzioni.
Polisessuale = Attrazione per molti generi sessuali, ma non necessariamente tutti.
Asessuale = Scarsa o assente attrazione sessuale (non per motivi patologici o morali).
Demisessuale = Attrazione sessuale che si manifesta solo all'interno di una forte connessione emotiva.
Aromantico = Scarsa o assente attrazione romantica.
La sfida principale per chi si riconosce in un'identità o un orientamento non conformi alle aspettative sociali risiede nel superare il peso degli schemi culturali impliciti (come l'eteronormatività e la cisnormatività).
I pregiudizi e il bullismo omofobico/transfobico creano un clima che minaccia la salute psicologica, rendendo queste persone più vulnerabili a problemi come depressione, ansia e disturbi alimentari.
Stare vicino in modo autentico richiede:
Un atteggiamento di accettazione e assenza di giudizio.
Supporto per i familiari, aiutandoli a rielaborare le aspettative e ad accettare la persona per ciò che è.
Promuovere l'inclusione e l'abbattimento delle resistenze culturali (spesso attraverso la divulgazione e l'educazione nelle scuole).
Il percorso verso un rispetto naturale e spontaneo è ancora in salita, ma la consapevolezza e la chiarezza concettuale sono il primo passo per legittimare le esperienze e le emozioni di ogni individuo.
Attenzione: quando utilizziamo definizioni e categorie, dobbiamo ricordare che sono convenzionali e momentanee. Sebbene talvolta servano come punto di partenza per il riconoscimento di sé e per il rispecchiamento, utilizzarle in modo troppo rigido può avallare processi di isolamento ed esclusione. L'obiettivo della psicologia è sostenere l'individuo nel suo processo di costruzione del Sé, libero dalle costrizioni delle etichette.
Spesso, chi ha una disabilità viene erroneamente percepito come un individuo "asessuato" o, al contrario, come un soggetto con pulsioni incontrollabili. Questa convinzione nega un diritto umano fondamentale: l'espressione della sessualità. Per superare questo pregiudizio è cruciale adottare una nuova prospettiva che separi la sessualità dal concetto di efficienza fisica, abbracciando la sua dimensione emotiva, relazionale e fisica che va oltre l'atto sessuale.
Il principale ostacolo alla piena espressione della sessualità nelle persone con disabilità è rappresentato da una serie di miti e stereotipi che negano il diritto fondamentale all'intimità. Superare questi pregiudizi è essenziale per comprendere la sessualità in tutta la sua complessità.
Gli stereotipi più diffusi negano l'esistenza stessa della sessualità disabile. Si parla di "angelo asessuato" per descrivere l'individuo come un eterno bambino, privo di interessi sessuali. Al contrario, il mito del "mostro perverso" lo ritrae come ipersessuale o deviante. In realtà, la sessualità è una dimensione ineliminabile dell'identità umana a ogni età, e la sua repressione è solo una conseguenza di queste false percezioni.
Questi pregiudizi si concentrano sulla negazione della capacità fisica:
Il mito dell'impotenza sostiene che le persone disabili siano incapaci di avere rapporti sessuali. La realtà è che la sessualità non è solo l'atto: la sua espressione si adatta ai limiti fisici, concentrandosi su intimità, emozione e sensorialità.
Il mito della sofferenza suggerisce che la vita sessuale sia automaticamente insoddisfacente. Questo non è vero: la soddisfazione dipende da fattori relazionali e comunicativi, non solo dalla condizione fisica.
I pregiudizi più pericolosi riguardano l'autonomia della persona:
Il mito dell'incapacità di consenso nega che l'individuo disabile possa dare un consenso informato. Questo pregiudizio annulla l'autonomia decisionale e il diritto al sesso consensuale e volontario.
Il mito della dipendenza presume che l'individuo sia sempre dipendente per le sue esigenze sessuali, limitando la sua riservatezza (es. l'autodeterminazione sulla masturbazione).
Il pregiudizio sulla protezione porta a iper-proteggere le persone dalla sessualità e dalle informazioni. Questa censura alimenta il Mito dell'Inadeguatezza Educativa, negando il diritto alla conoscenza e alla prevenzione.
Queste percezioni negano la capacità della persona disabile di costruire relazioni intime e di esprimere un consenso informato.
Le espressioni dei bisogni affettivi e sessuali sono uniche e influenzate dal tipo di disabilità (fisica, mentale, sensoriale, o "invisibile" come le malattie croniche), dal grado di indipendenza e dalle esperienze personali.
La disabilità fisica di per sé non ostacola l'espressione sessuale, ma influisce sul modo in cui essa si concretizza. I vissuti emotivi principali sono:
Pudore e vergogna: Il timore di mostrare il corpo "disabile".
Paura del rifiuto: Il timore di non essere accettato/a o giudicato/a dal partner.
Ansia da prestazione: La paura di non soddisfare sessualmente.
In questo ambito, la sessualità è spesso negata dai genitori, che mantengono una percezione del figlio come un "eterno bambino". Un aspetto importante da gestire è l'eventuale compulsività (es. necessità frequente di masturbarsi), che evidenzia la necessità di insegnare il valore del limite e l'esistenza di un tempo e un luogo appropriato per la propria dimensione sessuale.
È cruciale parlare di diritto a esercitare la sessualità e, laddove appropriato, designare degli spazi fisici riservati.
Affrontare la sessualità nella disabilità richiede un approccio integrato che coinvolga tre aree chiave:
L'ESI è necessaria per promuovere la consapevolezza corporea e le competenze comunicative essenziali. L'obiettivo non è limitarsi alla prevenzione, ma educare alla salute, all'identità, alle relazioni e al consenso. È fondamentale che i contenuti siano accessibili e adattati alle specifiche esigenze della persona.
Prima ancora di lavorare con l'individuo disabile, è essenziale fornire supporto e formazione a chi se ne prende cura:
Genitori: Devono ricevere supporto specifico per elaborare le paure e accettare pienamente il figlio o la figlia come individuo sessuato.
Operatori Socio-Sanitari: Necessitano di una formazione professionale integrata per misurarsi con i propri tabù e pregiudizi, fornendo al contempo elementi pratici per apportare modifiche organizzative e fornire supporto adeguato alla famiglia.
Il lavoro clinico richiede la collaborazione con altre figure professionali (medici, fisioterapisti). L'obiettivo è promuovere una sana espressione della sessualità, superare le sfide sessuali e migliorare la qualità della vita relazionale.
Nel caso di disabilità acquisita, l'intervento deve focalizzarsi sull'aiutare la persona a ridefinire la sua immagine corporea e a vivere una nuova sessualità (come nel caso di una paraplegia), spesso lavorando anche con l'eventuale partner per un approccio educativo e terapeutico più ampio.
La sessualità è un diritto di tutti gli esseri umani. Il nostro lavoro è garantire che sia riconosciuta, rispettata e sostenuta, considerando sempre la persona nel suo insieme.
Il primo colloquio conoscitivo è gratuito e ci aiuterà a capire insieme le tue esigenze e il percorso più adatto a te.